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Biancaneve: una rilettura necessaria o un esperimento sbagliato?

Ci sono storie che sembrano intoccabili, e Biancaneve – al cinema dal prossimo 20 marzo – è una di queste. Il primo lungometraggio animato della Disney, uscito nel 1937, ha segnato la storia del cinema e il cuore di intere generazioni. Rifarlo in live action nel 2025, con una nuova chiave di lettura, è una scelta audace. Ma era davvero necessaria?

La Disney ha deciso di abbandonare molti degli elementi tradizionali della fiaba originale, proponendo una protagonista più indipendente e meno legata al destino scritto per lei. Il film cerca di attualizzare la storia, eliminando il principe e modificando il ruolo dei celebri sette nani, ora trasformati in un gruppo più inclusivo grazie all’uso del motion capture. Una scelta che porta con sé un forte messaggio, ma che potrebbe far storcere il naso a chi si aspettava un adattamento più fedele.

Tra innovazione e nostalgia

Visivamente, il film è un trionfo di effetti speciali e scenografie curate nei minimi dettagli. L’aspetto visivo del film unisce il fascino delle fiabe a un tocco più realistico, creando un mondo che a tratti incanta, ma in altri momenti risulta un po’ forzato. Alcune scene sono davvero magiche, mentre altre sembrano troppo elaborate, quasi finte.

L’interpretazione carismatica e convincente della protagonista, Rachel Zegler, regge tutto il peso del film. Il suo personaggio è scritto per essere forte, determinato, capace di prendere in mano il proprio destino senza aspettare il salvataggio di nessuno. Un’evoluzione che funziona in parte: se da un lato è apprezzabile l’idea di dare più spessore a Biancaneve, dall’altro si avverte la sensazione che l’equilibrio tra omaggio e innovazione non sia stato del tutto centrato.

Alla fine, Biancaneve (2025) è un film che divide. Da un lato, c’è il tentativo di modernizzare una storia che ha quasi un secolo di vita, rendendola più vicina alla sensibilità contemporanea. Dall’altro, si perde parte di quel fascino semplice e incantato che aveva reso l’originale un classico senza tempo.

Chi cerca un remake fedele all’originale potrebbe restare deluso. Chi invece è aperto a una reinterpretazione più audace, troverà spunti interessanti, anche se non sempre pienamente riusciti. Resta la domanda di fondo: certe fiabe vanno davvero riscritte, o il loro valore sta proprio nella loro semplicità? La risposta, come sempre, sta negli occhi di chi guarda.

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