Un uomo dalle mille vite, sempre fedele ai suoi ideali. Sky Documentaries porta in esclusiva “Mauro Rostagno. L’uomo che voleva cambiare il mondo”, un documentario Sky Original in due parti, firmato e narrato da Roberto Saviano, in onda dal 26 febbraio alle 21.15 e disponibile in streaming su NOW.
Un ritratto intenso e complesso
Diretto da Giovanni Troilo, con sceneggiatura di Roberto Saviano e Stefano Piedimonte, il documentario ripercorre la vita di Mauro Rostagno, figura sfaccettata e sempre in movimento, capace di reinventarsi senza mai tradire i suoi valori. Da leader studentesco nel ‘68 a militante di Lotta Continua, da viaggiatore spirituale nell’ashram di Osho a fondatore della comunità di recupero Saman, fino al suo ruolo di giornalista d’inchiesta a RTC, la piccola emittente siciliana dove denunciava senza filtri le collusioni tra mafia e politica.
Un percorso segnato dalla ricerca costante di verità e giustizia, che si interrompe bruscamente il 26 settembre 1988, quando Rostagno viene assassinato. Un delitto avvolto per anni nel mistero, tra depistaggi e insabbiamenti, fino all’accertamento della responsabilità mafiosa.
Un viaggio nella storia italiana
Il documentario non si limita a raccontare un singolo uomo, ma attraversa vent’anni di storia italiana, dal fermento politico degli anni ‘70 fino agli anni ‘80, mettendo in luce le battaglie sociali, le illusioni e le disillusioni di un’epoca. Rostagno si è sempre trovato al centro del cambiamento, portando avanti le sue idee con coraggio, ironia e un’irriducibile voglia di giustizia.
Saviano: “Oggi Rostagno avrebbe un grande seguito sui social”
Questa mattina,nel corso della conferenza stampa di presentazione al cinema Quattro Fontane di Roma Roberto Saviano ha tracciato un parallelo deciso tra l’approccio giornalistico di Mauro Rostagno e quello dell’informazione attuale, evidenziando come “oggi un telegiornale come il suo avrebbe enorme seguito sui social”.
Durante l’incontro, in compagnia anche della figlia del giornalista Maddalena Rostagno, ha ricordato l’epoca in cui l’esperienza radiotelevisiva era caratterizzata da spontaneità e innovazione, ben lontana dal panorama odierno, in cui l’informazione è rigidamente filtrata e orientata esclusivamente sulle notizie del momento.
Saviano ha poi sottolineato il valore empirico di Rostagno:
“Rostagno faceva molto con poco, era un empirista. Prendeva le risorse disponibili e le usava per sperimentare, per raccontare ciò che gli altri ignoravano. Oggi, invece, le redazioni si concentrano esclusivamente sulle notizie del giorno, il contrario esatto di ciò che lui praticava”.
Riflettendo inoltre sull’attuale ossessione per il fact-checking, ha aggiunto:
“Rostagno avrebbe avuto una posizione inaspettata, forse avrebbe perfino sostenuto che non bisogna fermare la menzogna, ma cercare connessioni. La sua era una lezione socratica: sperimentare, incontrare, vivere. E lui ha scelto di vivere”.
C’è qualcosa che Saviano invidia a Rostagno? è stato chiesto in conferenza stampa:
“Ho invidiato Rostagno tutto il tempo: il coraggio di scegliere la felicità, di amare incondizionatamente, di fregarsene del giudizio altrui, di non dover dimostrare che chi lo aveva assediato aveva torto”.
In queste parole traspare non solo l’ammirazione per l’autenticità di Rostagno, ma anche la consapevolezza di quanto oggi sia difficile trovare quella libertà di essere se stessi, in un ambiente mediatico sempre più uniforme e controllato.
Con immagini d’archivio, testimonianze e la narrazione di Roberto Saviano, la docuserie si addentra nel cuore di una storia che continua a interrogare il presente. “Mauro Rostagno. L’uomo che voleva cambiare il mondo” è un omaggio a chi non ha mai avuto paura di alzare la voce.
Dal 26 febbraio alle 21.15 su Sky Documentaries e in streaming su NOW.